Brescia fa di più
La pallanuoto... dove il mare non esiste
BRESCIA - La pallanuoto non è lo sport nazionale italiano. Lo si capisce bene quando si va in Serbia, Croazia, Ungheria: lì anche l’ultimo dei panchinari gode della stessa fama di Francesco Totti. Idolatrati. Fuori dagli alberghi file di tifosi per gli autografi, nelle piscine pubblico organizzato che “San Siro spostati”.
Per i giocatori italiani, un altro mondo. Lo sport delle città sul mare qua va in prima pagina solo quando il Settebello si mette al collo una medaglia. E davanti a questa enorme dicotomia, Brescia fa di più: porta la pallanuoto nella città che fu “del tondino”, dove il mare non esiste, ma esistono i bresciani.
Sì perché nulla per i bresciani è impossibile. Così non solo arriva la pallanuoto in città, ma arrivano i massimi livelli, la serie A1, la Champions League la Nazionale. Alcuni dei più grandi nomi del passato e del presente (e sicuramente anche del futuro) sono passati da Brescia e lasciarla per tutti è sempre stato doloroso.
Chi arriva scopre una città accogliente, ordinata, funzionale. Per qualcuno è solo un luogo di transizione verso altri lidi, ma chi se ne va ci lascia sempre un pezzetto di cuore. Poi c’è chi resta, chi se ne innamora così tanto da considerarla casa.
E su questo si fonda in parte la fortuna dell’An Brescia che gode di ottima fama grazie alla sua organizzazione, al suo coach Sandro Bovo, ma anche per la vita che la città assicura.
La pallanuoto deve dire grazie a Brescia per i tantissimi giovani cresciuti che ora sono pilastri imprescindibili della Nazionale: Di Fulvio, Del Lungo, Nicholas Presciutti, Giacomo Cannella (che dopo anni con l’An ora sono colonne della Pro Recco), Dolce, Renzuto e Di Somma che ad oggi è il giocatore italiano più forte e da questa stagione indossa la calottina del Ferencvaros.
E così Brescia è la seconda squadra più forte d’Italia, una delle otto più forti d’Europa (e anche del mondo). Brescia, dove non c’è il mare, ma ci sono i bresciani.
La redazione